giovedì 8 settembre 2011

Chi è stato il primo cuoco della storia?




La curiosità di sapere chi sia stato il primo cuoco (o la prima cuoca, si intende) è venuta agli studiosi dell’Università di Harvard che si sono messi a ricercare le origini del nostro modo di cucinare e, soprattutto,a che punto della sua esistenza l’uomo abbia iniziato a cuocere gli alimenti.

I dati scientifici esaminati sono vari – come, per esempio, l’utilizzo del fuoco in maniera normale, la percentuale del tempo impiegata per mangiare, la dimensione della dentatura, la conformazione degli intestini… – e gli studiosi hanno potuto dedurre alcuni elementi interessanti:

sono quasi due milioni di anni che l’uomo (inteso come genere umano) cucina;
rispetto ai primati, gli ominidi impiegavano meno tempo per mangiare e questo potrebbe significare che gli alimenti erano trattati in qualche modo sì da fornire più calorie con minore quantità di cibo;

mangiando alimenti preparati secondo una certa arte culinaria è cresciuta la speranza di vita grazie a un maggiore stato di sanità;

essendo cotti gli alimenti risultavano più morbidi e la necessità di avere denti grandi e mandibola robusta per la triturazione degli stessi era minore.

Si è, quindi, giunti alla conclusione che l’Homo erectus è stato il primo cuoco del mondo: parliamo di circa 1,9 milioni di anni fa. 


Ora, però, è sorta una nuova domanda: gli uomini hanno iniziato a cucinare perché erano intelligenti o invece la preparazione dei cibi ha fornito calorie in più sì che l’essere umano ha potuto usare l’energia in più per lo sviluppo del proprio cervello? Si opta per questa seconda opzione, anche sulla scorta di un detto popolare che afferma: “A stomaco pieno si ragiona meglio”.














fonte post | gustoblog.it

lunedì 29 agosto 2011

Worcester Sauce



la salsa Worcester...


La salsa Worcester (propriamente: Worcestershire sauce) è una salsa inglese con così tante spezie che rientra a buona ragione all’interno del mondo delle spezie.


La Worcester è nata per sbaglio. 
John Lea e William Perrins
Ci troviamo nell’Ottocento e l’inglese Sir Marcus Sandys si era innamorato di una salsa che aveva provato in Bengala. Chiese allora a due speziali londinesi John Lea e William Perrins di provare a riprodurla.

I due si misero all’opera e ottennero una salsa dal sapore tremendo. Il progetto fu accantonato e la salsa lasciata in un barile, in cantina. Dopo qualche anno Lea e Perrins ritrovarono la botte e, prima di buttarla, provarono ad assaggiare il contenuto: la salsa era maturata ed era deliziosa. Acquistarono, allora, la ricetta da Sandys e iniziarono la produzione di Worcestershire sauce, dalla contesa di Worcester. Ancora oggi sulle bottiglie di salsa Worcester figura la scritta “Lea & Perrins.”

Quale sia la vera ricetta della salsa Worcester è ancora segreto. Scrive Allan Bay nellaGarzantina della Cucina:
Prodotta per macerazione in barili di quercia la salsa contiene vari frutti e spezie tropicali, tra cui aceto di malto, soia, melassa di canna da zucchero dei Caraibi, succo di tamarindo di Calcutta, estratto di carne, acciughe, peperoncino rosso della Cina, zenzero, chiodi di garofano del Madagascar, aglio francese, cipolle britanniche e scalogno olandese.

fonte post | gustoblog.it

venerdì 5 agosto 2011

El Bulli addio...



El Bulli addio. Il prestigioso ristorante di Cala Montjoi, capace di attirare buongustai e curiosi da tutto il mondo, diventerà una fondazione. Quello di Ferran Adria non è un addio, ma un arrivederci: "elBullifoundation" distribuirà ogni anno da 20 a 25 borse di studio per permettere a chef di tutto il mondo di fare pratica con i raffinati cuochi dell'ex ristorante. Intanto nelle sale americane è da poco uscito "El Bulli: Cooking in Progress", documentario sui retroscena in cucina.
elBulli ha chiuso il 31 luglio, e il mondo gastronomico scrive, insinua, fa a pugni per aggiudicarsi un'ultima cena. Simposio a menu imposto di una quarantina di portate, a poco più di 300 euro, per 50 fortunati ogni sera, sino al gran finale.


Il Maestro replica:"La stampa, la gente, gli appassionati stanno vivendo male questa chiusura. Ma elBulli chiude ogni anno per sei mesi: al momento per me non è diverso. Forse a gennaio-febbraio dell'anno prossimo mi sembrerà più strano, mi farà impressione che manchino ancora due anni per aprire. Ma sarò al lavoro. L'ho spiegato su Internet, l'ho annunciato a gennaio 2010 a Madrid Fusion, sperando di mettere a tacere le speculazioni, ma nessuno ci crede: elBulli non chiude, si trasforma".


fonte post | cucina.liquida.it, espresso.it, 

giovedì 4 agosto 2011

La Reazione Di Maillard.



Fu il chimico francese Louis Camille Maillard a descrivere per primo nel 1910 una curiosa reazione che, coinvolgendo due delle principali classi di costituenti più diffusi nei prodotti di origine naturale, gli aminoacidi (mattoncini di base che a loro volta costituiscono le proteine) e gli zuccheri semplici (che possono a loro volta liberarsi dai carboidrati complessi), era in grado di portare alla formazione di alcuni prodotti di reazione fino ad allora sconosciuti.
Una condizione assolutamente necessaria perchè avvenga la reazione di Maillard è che la temperatura raggiunga almeno i 140 °C. Questo significa che l’imbrunimento può avvenire solo sulla superficie della carne: internamente è sempre presente dell’acqua che le impedisce di superare i 100 °C. Perché la reazione avvenga però, la superficie la padella (non avendo la brace a disposizione) deve essere sufficientemente calda. Un errore comune, cuocendo una bistecca in padella, è di metterla a cuocere quando la temperatura è ancora troppo bassa. Aggiungendo il pezzo di carne la temperatura scende ulteriormente, e invece di una bistecca ci ritroviamo con la proverbiale poco appetibile suola di scarpe.
In cucina queste reazioni sono estremamente importanti per creare, ad esempio, il tipico sapore di carne arrosto. Perché le molecole responsabili del sapore di una buona Fiorentina cotta alla perfezione non esistono nella carne prima della cottura. È la reazione di Maillard che forma diverse centinaia di piccole molecole odorose, responsabili di molte delizie culinarie. I dettagli di questa reazione non sono ancora noti perfettamente, soprattutto perché a seconda della temperatura a cui avviene la reazione, e del tipo di zuccheri e di aminoacidi coinvolti, si formano composti diversi, che quindi impartiscono un gusto diverso al cibo. Questa enorme variabilità, ancora studiata dai chimici, viene sfruttata inconsapevolmente dai cuochi per ottenere piatti con gusti e aromi differenti. L’insieme di molecole sintetizzate sempre ha un colore marrone/bruno, osservabile sulla superficie di una bistecca cotta a puntino.

Cuocete fino a raggiungere la cottura desiderata: al sangue o media (non dite che la volete ben cotta! È un vero peccato cuocere così tanto una bistecca. La farete diventare dura e secca. Soldi buttati !!!



fonte post | bressanini, chimicare.org, 

venerdì 10 giugno 2011

Chef Vittorio Negri signature dishes.


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White Chocolate Souffle' in strawberry & Grand Marnier reduction
fonte post | rice

venerdì 3 giugno 2011

Vittorio Negri signature dishes


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The most classic Italian pasta... "Carbonara"

giovedì 19 maggio 2011

Chef Vittorio Negri


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Directly from the city of pizza, rice presents chef Vittorio Negri.


Vittorio Negri was born on 1978 born in the city of castellammare di stabia (naples), italy. 
Chef vittorio started as an apprentice cook at the age of 17, in a small hotel. He got a diploma in catering and hotel management, and later he got specialization in bakery and Neapolitan pizza in the city of the pizza "Naples". 
He had summer jobs as commis than He went on to learn the traditional Italian cuisine at restaurant La Taverna , in tuscany. Than he was employed in aurora restaurant one of the most important restaurants in Capri island as chef de partie. 
Chef Vittorio later joined rosso pomodoro London the famous Italian chain of Neapolitan restaurant.

His career flourished and he was consequently employed as a Sous Chef at Flavours restaurant, London, but over time, a craving for travel consumed him and In 2008, his travel to middle east at La Riviera restaurant in Abu dhabi, and he took the title of Chef de cuisine. Since then, The Chef, as he is better known, has trained many young apprentices. He was also teaching participants from around the world the secrets of the Italian cuisine.

Now he move to samui at rice restaurant and says:
'It is essential, in this fast-paced environment, to be surrounded by a professional, dedicated team I believe”. 'I am fortunate here to be surrounded by people who share a genuine love of the kitchen.'
There are 15 people in the kitchen they prepare meals for thousands guests every month.In every dish we try to transfer all the passion and true Italian taste with deeply respect of the Italian tradition and culture.
Handmade pasta,spaghetti alle vongole,wood oven pizza are only a small part of Vittorio's signature recipes.

Chef Vittorio's creativity and organizational skills have brought him recognition. He has thrilled the palates of sheiks, politics and famous personalities from around the world.

mercoledì 11 maggio 2011

Sesamo


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Apriti Sesamo, così ordinava Alì Babà alla porta segreta del suo nascondiglio e questa, magicamente, si apriva. Probabilmente questo comando deriva dalla tendenza dei baccelli di sesamo ad aprirsi, esplodendo improvvisamente. Il sesamo, infatti, è una pianta annuale con fiori bianchi che si trasformano in capsule con semi lunghe tra i 2 e i 3 centimetri. Quando diventano mature le capsule si aprono violentemente.
Il sesamo è una delle prime spezie conosciute: veniva usato in Egitto cinquemila anni fa e in India veniva coltivata per il commercio fin dal 1600 a. C. I semi possono essere di color crema o neri: quelli color crema sono i più diffusi e hanno un vago sapore di noce che può essere intensificato dalla tostatura; quelli neri hanno un gusto un po’ terroso ma parimenti piacevole.

La maggior parte del sesamo chiaro viene utilizzato per l’estrazione di un olio dal gusto delicato che può essere un valido sostituto del burro nei piatti (se lo acquistate, scegliete quello estratto a freddo). La restante produzione viene usata soprattutto per salse e dolci da forno.

Da noi non è molto usato, a dire il vero: lo troviamo sul tipico pane palermitano e sui dolcetti. È molto buono sulla carne di tacchino e, se mischiato con il sale, da origine al gomasio, che può essere utilizzato come condimento al posto del sale. Può essere usato anche su salse al formaggio, con verdure e in alternativa al pane grattugiato sui tortini di pesce.









fonte post | gustoblog.it

mercoledì 27 aprile 2011

Il Peperoncino


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Il peperoncino – al pari del pepe – è molto noto e usato in mille modi in cucina. Fu portato in Europa dagli esploratori spagnoli che tornavano dall’America del Sud e ora è coltivato in tutto il mondo. Stando agli studiosi il peperoncino era coltivato e usato in America centrale e meridionale già novemila anni fa. 


Al peperoncino si riconoscono moltissime proprietà: alcune sono effettivamente reali, altre frutto di leggende metropolitane. Quello che è certo è che in cucina il peperoncino è un must in diversi piatti ed esalta il sapore dei cibi. In Italia le cucine regionali che ne fanno più uso sono quella abruzzese, calabrese, campana, lucana e pugliese.Come usare in pratica il peperoncino? Consiglia Allan Bay nella Garzantina della cucina:

Il peperoncino si utilizza così com’è. Va sempre aggiunto all’ultimo momento, dopo essere stato sbriciolato fra le dita o pestato in un piccolo mortaio. Al primo assaggio il peperoncino produce in bocca un forte bruciore che non tutti gradiscono. Per alleviare la sensazione di “fuoco”, si può assumere un po’ di pane, latte, olio o alcol, perché queste sostanze sciolgono il principio piccante. Una volta che ci si è abituati, si comincia a percepire un gusto diverso, che può essere fruttato, fresco, dolce, floreale, di terra o di fumo.












fonte post | gustoblog.it

venerdì 22 aprile 2011

Sol D' oro...



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Nell’ambito della 17a edizione del Sol, il Salone Internazionale dell’olio extravergine di oliva, si è svolta la 9a edizione del Sol d’Oro, concorso internazionale per l’olio di qualità.
Quest’anno al concorso hanno partecipato 217 produttori provenienti da 17 regioni italiane e da Spagna, Cile, Slovenia, Croazia e Portogallo. La giuria era presieduta da Marino Giorgetti, responsabile tecnico del concorso, coadiuvato da tredici esperti internazionali.

Per le tre categorie (olio con fruttato leggero, olio con fruttato medio e olio con fruttato intenso), sono stati assegnati il Sol d’Oro, il Sol d’Argento e il Sol di Bronzo. Inoltre, ai primi venti classificati di ogni categoria (con una valutazione minima di 70/90) è stato rilasciato un diploma di Gran Menzione.

Tutte e 9 le medaglie assegnate sono state conquistate da aziende italiane, e precisamente:

Per la categoria fruttato leggero:

Sol d’Oro: Azienda Agricola Luigi Guadalupi di Brindisi, Puglia;
Sol d’Argento: Azienda Agricola Tenuta Piscoianni di Sonnino (Latina), Lazio;
Sol di Bronzo: Azienda Agricola Alfredo Cetrone di Sonnino (Latina), Lazio.

Per la categoria fruttato medio:
Sol d’Oro – Azienda Agricola Laura De Perri, di Canino (Viterbo), Lazio;
Sol d’Argento – Azienda Agricola Paola Orsini di Priverno (Latina), Lazio;
Sol di Bronzo – Azienda Agrobiologica Rosso di Ragusa, Sicilia.

Per la categoria fruttato intenso:
Sol d’Oro – Azienda Agricola Villa Zottopera di Ragusa, Sicilia;
Sol d’Argento – Az. Agr. Pasquale Librandi di Vaccarizzo Albanese (Cosenza), Calabria;
Sol di Bronzo – Azienda Agricola De Carlo di Bitritto (Bari), Puglia.

fonte post | cucinaevini.it

giovedì 21 aprile 2011

Noma, Copenaghen il miglior ristorante al mondo



l ristorante danese dello chef Renè Redzepi, si è piazzato per il secondo anno consecutivo in testa alla classifica 50 World's Best Restaurants. Il ristorante Noma, acronimo di Nordisk Mad, un cibo nordico, si trova in un magazzino portuale del Settecento a Copenhagen e i suoi soli 12 tavoli sono un punto di riferimento imprescindibile per la nuova cucina nordica.

Ancora al primo posto in questa edizione è il Noma del danese Renè Redzepi che mantiene le aspettative e convince gli 840 giurati che ogni anno in tutto il mondo danno indicazioni sui ristoranti che preferiscono, nel più grande sondaggio dell’enogastronomia internazionale.

venerdì 8 aprile 2011

Prosciutto di Parma


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Il Prosciutto di Parma è il prodotto tipico delle Terre matildiche che si estendono tra la via Emilia e il letto del fiumeEnza. 
È celebre in tutto il mondo e si contraddistingue oltre per le peculiarità nutrizionali anche per la "corona", il marchio che viene impresso a fuoco solo sull'originale, di origine celtica Padana.

John B. Dancer scrive che quando Annibale nel 217 a.C. entrò in Parma e fu accolto come liberatore, gli abitanti per festeggiare gli offrirono delle cosce di maiale conservate sotto sale dentro dei barili di legno che lui apprezzò moltissimo. 

Lo sviluppo di questa tradizione fu senz'altro influenzato dalla presenza nella zona di Parma di sorgenti saline come ad esempio quelle di Salsomaggiore.

Per proteggere la qualità di questo crudo, gli stessi produttori nel 1963 hanno costituito il Consorzio del prosciutto di Parma, che, d’allora, vigila sulla lavorazione e sulla scelta della materia prima. Inoltre, la Comunità Europea ha conferito nel 1996 al prosciutto italiano più famoso il riconoscimento Denominazione di Origine Protetta (DOP).

Oggi la legislazione riconosce a diversi prosciutti il marchio di "prodotti tipici" (D.O.P. o I.G.P.) della Comunità Europea. Il marchio necessita la registrazione di disciplinari di produzione e il rispetto degli stessi da parte di chiunque intenda avvalersene. Nel territorio Parmense in dialetto locale il termine "prosciutto" si dice "pàr-sùt", cioè "sembra asciutto", a causa della stagionature della carne che, oltre ad arricchirsi di una percentuale di sale, perde molta acqua ed in questo modo la carne si asciuga, "pèra sùta", "sembra asciutta". Altra scuola di pensiero vuole che il nome venga dal latino Perex Suctum che significa "prosciugato", tale teoria viene avvalorata rispetto alla precedente dal fatto che il dialetto Parmigiano e con essa la parola "pàr-sùt" è senz'altro più giovane del prodotto "prosciutto". Inoltre quest'ultima teoria è stata adottata ufficialmente dal consorzio Prosciutto di Parma.


fonte post | wikipedia.it

martedì 5 aprile 2011

Tiramisù






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Riguardo le origini del tiramisù, sono state rintracciate diverse storie, alcune molto fantasiose, altre che sembrerebbero più attendibili. Sono diverse anche le regioni che si contendono la paternità sulle origini del tiramisù: Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana.
La storia più fantasiosa riguardante le origini del tiramisù narra di un pasticciere torinese che, in seguito ad una richiesta dell'allora primo ministro Camillo Benso Conte di Cavour, creò un dolce che sostennesse il goloso statista nella sua difficile opera di unificare il territorio italiano. Da qui il nome, appunto, di "tiramisù".

Altri racconti, meno fantasiosi, ma allo stesso modo difficilmente confutabili, sulle origini del tiramisù, le fanno risalire o al ristorante "El Toulà" di Treviso, oppure all'opera di alcuni pasticcieri senesi, verso la fine del 1600, in occasione della visita del Granduca di Toscana, Cosimo III de' Medici.
Il dolce avrebbe dovuto rappresentare quelle che erano le caratteristiche del nobile: grandiosità e semplicità. Era importante che fosse sfarzoso e goloso proprio come il duca. Venne così realizzata quella che al tempo fu chiamata “zuppa del duca”. In seguito sembra che i cortigiani attribuirono al dolce proprietà eccitanti e afrodisiache così che da “zuppa del duca” divenne "tiramisù".



Oggi lo caratterizzano il gusto intenso e delicato, per prepararlo secondo la ricetta originale servono i seguenti ingredienti: biscotti savoiardi, uova, zucchero, caffè,mascarpone, cacao in polvere.

Nella ricetta originale non è previsto liquore, in quanto il dolce nella sua origine era destinato a tutti, sia ai bambini che agli anziani, la forma originale del dolce è rotonda anche se la forma dei savoiardi favorisce l'uso rettangolare o quadrata della teglia.

Nel tempo le persone hanno provato a cambiare la ricetta sostituendo alcuni ingredienti principalmente il caffè e sono nate varie varianti come: il tiramisù al cioccolato, ai frutti di bosco, al limone, alle fragole, all'ananas, allo yogurt, alla banana e al lampone.

La sua lenta introduzione nei laboratori di pasticceria e cucine è stata causata principalmente da 3 fattori:
Il costo del mascarpone
Il dover utilizzare uova a crudo con rischi di contaminazione batterica da salmonellosi
La conservazione limitata all'uso di frigoriferi e non con le ghiacciaie molto diffuse sino a fine anni 50.


fonte post |www.italiadonna.it, 

lunedì 4 aprile 2011

Ron Zacapa


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Il Ron Zacapa Centenario è un rum Guatemalteco prodotto dalla Licorera Zacapanenca S.A. di Zacapa e
venne prodotto per la prima volta nel 1976 per celebrare il centenario della fondazione della città di Zacapa in Guatemala.

Lo Zacapa Centenario è un rum agricolo: diversamente dai rum industriali (che utilizzano la melassa di canna da zucchero), è prodotto dalla fermentazione e distillazione del puro succo di canna detto miel virgen. 

È invecchiato secondo il sistema solera che prevede la miscelazione di rum con diverso grado di invecchiamento in più botti di rovere che precedentemente ospitavano bourbon, sherry e porto. 
Il Centenario è quindi costituito dalla miscela di rum sino a 25 anni di invecchiamento che avviene presso la cantina di Quetzaltenango a 2300 metri di altitudine.

Lo si può degustare nelle seguenti varianti:
Ron Zacapa centenario 15 - con gradazione alcolica del 40%, contiene rum invecchiati sino a 15 anni
Ron Zacapa centenario 23 - con gradazione alcolica del 40%, contiene rum invecchiati sino a 23 anni
Ron Zacapa centenario 23 Etiqueta Negra - edizione speciale prodotta in quantità limitata, con gradazione alcolica del 43%, contiene rum invecchiati sino a 23 anni
Ron Zacapa centenario XO - con gradazione alcolica del 40%, contiene rum invecchiati sino a 25 anni











fonte post | www.wikipedia.com

sabato 26 febbraio 2011

Prosecco


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La storia del Prosecco è una storia antica e diverse sono le ipotesi avanzate sulla sua origine. La più accreditata identifica il Prosecco con un vino noto ai tempi dell'Impero Romano, il Pucino, proveniente 

dalle colline carsiche che incorniciano a nord il golfo di Trieste, dove esisteva una località omonima e un vitigno del tutto simile denominato Glera. Le catalogazioni compiute nelle colline di Conegliano-Valdobbiadene all'inizio del Novecento mostrano l'esistenza di vari biotipi di prosecco.

Il Prosecco è un vino DOCG prodotto unicamente nel Trevigiano, in particolare nella fascia collinare compresa traVittorio Veneto e Valdobbiadene. Il Distretto DOCG comprende 15 comuni: Conegliano, Susegana, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo,Cison di Valmarino, Follina, Miane, San Pietro di Feletto, Refrontolo, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Vidor e Valdobbiadene.

Originario dell'omonima località in comune di Trieste, è un vitigno a bacca bianca, da cui si ricavano gli omonimi vini bianchi, per lo più spumanti o frizzanti, con il loro caratteristico retrogusto leggermente amarognolo.

Le tipologie di Prosecco sono infatti il tranquillo, il frizzante e lo spumante. Il metodo di spumantizzazione più usato è lo Charmat da cui si ottengono le versioni Brut, Extra Dry e Dry in base alla concentrazione di zucchero residuo dopo la fermentazione in autoclave.

Il Prosecco italiano non deve essere confuso con il Prosecco Dalmata, che è un vino dolce (sherry), fatto con uva passita.











fonte post | wikipedia.it, tigulliovino.it,